IL SOGNO DEL PODISTA
Denis Laurenti
Il sogno di qualsiasi podista (sia esso lento o velocissimo, sia esso maniaco oppure occasionale) è quello di partecipare, un giorno, alla maratona, ad una maratona.
Prima di realizzarlo, però, occorrono anni e non è detto che lo farà mai.
E’ un sogno, e in quanto tale va coltivato con cura e passione.
Dopo anni di corsette e saliscendi, un giorno, si illumina il cuore del futuro maratoneta e si cerca un motivo per iniziare. Iniziare a sognarla e viverla come si conviene. Prima di tutto, però, ci si informa, si chiede a chi già l’ha fatta, gli allenamenti, le sedute e tutto il resto. Fino ad arrivare ai fantastici programmi di allenamento che sono vere e proprie bibbie del podista. Fino ad allora si indossava la tuta e via a correre.
Dal giorno della maratona cambia tutto, ogni prospettiva. Non si improvvisa più nulla. Perché la maratona inizia almeno tre mesi prima della gara. E si rimanda sempre il primo giorno, perché non si è ancora pronti o per altri futili motivi. In genere, il futuro maratoneta, chi lo fa solo per passione, ha altre occupazioni a cui pensare e non ha tutto il tempo per preparare bene ogni cosa. Il lavoro, la famiglia, gli impegni gli impediscono di sviluppare un piano, un progetto. Non è un professionista che ha l’intera giornata per predisporre tabelle e quant’altro.
Perciò si comincia col pensare a quando allenarsi, perché
l’allenamento del maratoneta è cosa completamente diversa dall’allenamento di qualsiasi
altro sport su strada.
Se prepari, ad esempio, una 21 km bastano tre allenamenti settimanali da poco più di un’ora ed è fatto. La maratona no. Occorrono almeno 5 allenamenti da 1 ora e trenta e almeno un lunghissimo a settimana da almeno 2 ore. E devi trovare il tempo. Spiegare alla tua ragazza o a tua moglie che correre una maratona (non importa in quanto tempo) è cosa differente, che prepararla richiede una dedizione e una passione che nei tre mesi di allenamento costringeranno il futuro maratoneta a rinunciare quasi a tutto. Non si potrà andare, ad esempio, ai week end lunghi perché la domenica c’è l’impegno del lunghissimo.
La sera c’è il medio o le ripetute e perciò si resta a casa. Lei ad aspettare tu a correre. Ho saputo di coppie scoppiate e finite proprio per la maratona. Che sia bello o brutto tempo il maratoneta deve uscire, nebbia e pioggia non potranno in alcun modo ostacolare la tabella di allenamento, che va rispettata in ogni sua sfumatura. Se salti un giorno è finita. Impazzisci e non ragioni più. A sera tardi mentre tutti siedono a tavola, al caldo, il maratoneta sbuffa e butta sudore, perde chili e il viso comincia a perdere spessore. Dopo tre mesi di fatiche si diventa zombie o fantasmi. Ma è una sensazione bellissima.
E poi il regime alimentare che fa impazzire. Iperglicemico e integratori. Si mangia più pasta in quei tre mesi che non nei restanti anni della vita. E lo si fa con esattezza maniacale. Non più cornetti e cappuccino, che fino al giorno prima riempivano i nostri mattini, ma infusi e marmellate che a pensarci viene lo sconforto. Ma un buon maratoneta non molla mai e scrive a Baldini per chiedere consigli tecnici e magari segreti nascosti per scendere sotto le quattro ore.
E’ il campione olimpico di maratona ad Atene, Stefano Baldini, che conforta il maratoneta (potenziale) spiegandogli che deve insistere e allenarsi. Provarci, non mollare. Il primo giorno 50 minuti con leggeri saliscendi e magari qualche progressione da 100 m per abituare il muscolo al cambio ritmo.
Poi dal fisioterapista per un controllo generale e così via. 4 giorni alla media di 18 km e 1 giorno dai 24 km in su. Sempre col cronometro a controllare i progressi e i minuti. L’ideale sarebbe quello di viaggiare sotto i 5 minuti a km e magari svolgere in questo modo un lavoro da 30 km . Così gli ultimi 12 li fai a 6 e arrivi sotto le quattro. Se prima pensavi solo di chiuderla con le settimane che passano cominci a pensare in grande e vuoi sempre di più. Nessuno di quelli che tenterà la grande avventura la correrà solo per chiuderla. Anche chi non ne ha mai fatta una e ha tempi modestissimi vorrà scendere sotto le 4 ore. Sicuro. Al bar fanno i modesti e dicono che già sarebbe un miracolo finirla. Non è così e non date retta.
Si collegano quotidianamente ai blog dei maratoneti per cercare di rubare segreti e sognano, intanto, di arrivare al galoppo al traguardo. Con la ragazza che ti aspetta per infilarti la medaglia.
Ne ho visti di maratoneti sfiniti, sfigurati che a qualche centinaio di metri dal traguardo, tra il sudore e la compassione guardano il pubblico ai lati e vorrebbero parlare, gridare tutta la loro gioia per aver corso 42 km tutti in una volta, coi crampi e mal di testa, con le caviglie spaccate e i tendini finiti. Perché mentre corri una maratona ti vengono in mente cose strane che mai potresti pensare a mente serena e comoda, mai le potresti immaginare a casa in poltrona mentre mangi una torta e bevi un buon vino.
Corri esattamente per dire al mondo che ti guarda (la gente intorno) che tu sei li ed esisti proprio perché stai correndo e non corri una gara qualsiasi, ma la maratona, la regina di tutto.
Quando tagli il traguardo sembra che niente o nessuno possano impedirti di pensare che il mondo è tuo e da quel giorno potrai ottenere tutto quello che vorrai. Per me è così. La mia prima maratona (Venice Marathon 2006 – realtime 4h12’) l’ho corsa a 42 anni dopo circa due anni di corsa tra argini asfaltati e pinete. Amo così tanto correre ed allenarmi che lo faccio per l’unico motivo per cui ho iniziato a coltivare simile passione: stare bene e non ingrassare.
Mi sembrava, prima di ammalarmi di maratona, che potesse bastare, sufficiente per quanto mi ero ripromesso. Avevo amici che correvano maratone ma mi limitavo solo ad ascoltarli. Poi succede che di colpo non ti basta più e senza volerlo, in maniera irrazionale, scegli di farla.
O forse è più giusto dire che è lei a sceglierti.
E’ come un amore di una donna. Puoi amarla quanto vuoi ma se non si è corrisposti sarà sempre un amore mai goduto.
Vedevo le maratone in TV e mi appassionavo e pensavo a come un uomo, benché dotato e baciato dalla genetica, potesse percorrere simile distanza e a quelle velocità. Gebrselassie, Baldini che arrivano al traguardo senza una goccia di sudore e senza la fatica stampata sul viso. Mi entusiasmavo ma mai avrei potuto pensare di poterci riuscire anch’io. E a Venezia, città tra le più belle del pianeta, ce l’ho fatta ed è stata una delle emozioni più belle in assoluto della mia esistenza. Chi non la correrà, mai potrà capire la follia che possiede quei momenti ed è difficile, se non inutile, spiegare. C’è poco da dire. Devi viverla e non importa a quanto la chiuderai, non importa se arriverai tra gli ultimi. L’importante è farla e la tua vita non sarà più la stessa. Sembro un pazzo, ma non è così.
La maratona, e nessun’altra disciplina, ti cambia davvero la vita. Non ha senso pensarla la maratona, ma correrla. E chiunque lo può fare se riuscirà a trovare il tempo e i modi giusti per allenarsi. Sia esso un professionista, un funzionario, un impiegato, un fornaio, un muratore o altro. Tutti possono correrla e, dopo, saranno diversi. Peggiori o migliori non lo so, ma diversi. Se vuoi restare così continua a farti i tuoi 10 km al parco la domenica mattina. Se vuoi cambiarti la vita corri la maratona almeno una volta nella vita e vedrai. Attraversi folle infinite di persone che ti applaudono e ti incitano, senti davvero un buco allo stomaco, con le lacrime che arrivano e pensi, in un attimo, a tutte le sofferenze patite per arrivare lì. E’ semplicemente incredibile.
O forse è così solo la prima. Poi ci si abitua e diventa normale.
Ma la prima maratona davvero non potrai dimenticarla mai