RUNNING E ATLETICA, ARIA DI RIPRESA: MA COME?
Michele Veronese
Alla luce de nuovi decreti emessi, quello della Regione Veneto in vigore dal 27 aprile e quello del Governo, che vedrà i suoi effetti da lunedì 4 maggio, si può dire che i podisti intravedono un po’ di luce in fondo al tunnel dell’inattività completa. Nel Veneto, fino al 3 maggio, è consentita “l’attività fisica, anche con bicicletta, in tutto il territorio comunale di residenza, con divieto di assembramenti e con rispetto della distanza di m. 1 tra le persone, utilizzando mascherina e guanti o garantendo l’igiene con idoneo liquido igienizzante“. Al di la della ripresa degli allenamenti per gli atleti di interesse nazionale, professionisti o no, il decreto del Governo concede, dal 4 maggio, la libertà di effettuare gli allenamenti, di corsa o in bicicletta, all’interno della propria Regione, anche se non sembra sarà possibile spostarsi in auto per andare ad allenarsi. Sempre che, le singole Regioni, non emettano provvedimenti più restrittivi …
Comunque un allentamento della “morsa” che per un paio di mesi ha visto l’opinione pubblica considerare i runner come i principali “untori” del COVID-19. Non so se in questo immaginario collettivo distorto abbia influito il caso sfortunato che il “paziente uno”, Mattia (a lui, ormai in ripresa, i nostri auguri), residente nel lodigiano, sia runner accanito e maratoneta. Credo, piuttosto, che il fenomeno running, esploso negli scorsi anni come stile di vita che, tra corsa e camminata, ha portato (e porta) benessere fisico, psichico ma anche economico per la collettività, proprio per il fatto dell’ “essere in vista”, sia stato tra i primi ad essere additato come colpevole della diffusione del visus. In un periodo dove la pandemia ha, in maniera molto veloce, sconvolto tutti i nostri di stili di vita, l’isolamento sociale è divenuto l’unico mezzo per prevenire la diffusione del contagio: ed il rispetto delle regole ha coinvolto anche i podisti, che si sono dovuti fermare. Anche per rispetto di coloro che hanno sofferto e soffrono in questo periodo, e con tutta la gratitudine a medici, sanitari, militari e volontari vari per l’immane lavoro a nostro favore.
Se torniamo a livello razionale, invece, seguendo le raccomandazioni del l’OMS e degli esperti, un’attività fisica costante, in particolare all’aperto, non può che portare benefici, migliorando la propria salute, aiutando, così, anche la sanità pubblica. Anzi! Questo “lockdown” che ci ha visti chiusi in casa ha dimostrato come la corsa e l’attività fisica siano diventati un’esigenza sociale. Ecco perché, appena le condizioni lo hanno permesso, le autorità stanno iniziando a lasciare più spazio e libertà, anche se a livello individuale, per l’attività fisica.
Ma torneremo a poter correre come prima del Coronavirus? Sicuramente no nel breve periodo, ma è troppo presto per fare previsioni che abbiano una certa validità: la FIDAL, comunque, sta pensando a varie iniziative riassunte nel progetto “L’Italia torna a correre”. Interessante la lunga l’intervista, apparsa su tuttosport.com, al segretario Generale della federazione di atletica, Fabio Pagliara, che prova a spiegare meglio quello che si era potuto leggere per sommi capi. Pagliara, a cui auguriamo la piena ripresa, anch’egli colpito dal COVID-19 e ancora in convalescenza dopo un mese di ricovero. Con il presidente Alfio Giomi ed il Consiglio Federale la FIDAL si sta confrontando con gli organi competenti per preparare un piano a supporto dell’azione governativa. Una parte del progetto prevede la nascita di un App FIDAL che permetterà di verificare la validità del tesseramento, di effettuare la formazione obbligatoria sulle normative o altre lezioni on line e molto altro, come la mappatura dei parchi e la possibilità di prenotare la corsa in alcuni orari o la pubblicazione dei percorsi misurati. Un’altra parte è rivolta agli organizzatori delle gare su strada; con la parola d’ordine “cautela sanitaria”, sono previste nuove procedure di iscrizione, consegna pettorali e premi di partecipazione, il deposito borse, la partenza e l’arrivo oltre che alle nome di per condotta di gara e ristori. Le norme di cautela sanitaria hanno particolare interesse: per gli atleti l’invito ad indossare le mascherine prima e dopo la gara, usare fazzoletti monouso (con il loro corretto smaltimento) e non sputare o starnutire o tossire all’aria aperta. Per il personale addetto all’organizzazione l’obbligo di mascherine e guanti e prescrizioni per servizi igienici e altro. Sono molti e scottanti gli altri temi “caldi” sul tavolo della FIDAL, dai Calendari Gare, agli inevitabili costi aumentati che graveranno su società ed organizzatori per l’adeguamento alle normative sanitarie, agli aiuti da apportare al settore: ma ora è veramente troppo presto per averne un quadro sufficientemente chiaro.
Tornando a livello di ripresa individuale dell’attività il mio pensiero (condiviso anche da Pagliara) e che si dovranno cambiare un po’ le abitudini, soprattutto per quanto riguarda la parte “sociale” dello stare insieme che rende la corsa bellissima: dovremo rispettare le regole, si potrà correre da soli, magari con la mascherina al collo, da alzare quando ci si avvicina troppo ad altre persone, ma sarà possibile correre anche in due/tre, pur rimanendo nelle distanze di conforto.
Inoltre, anche se a livello generale ci sarà uno “sconvolgimento”, credo che questa emergenza possa rappresentare uno straordinario stimolo per rivedere un’attività sportiva troppo spesso “ingessata” da parametri esclusivamente agonistici. Quale migliore occasione per interagire con il Ministero della Salute per far si che l’attività fisica si diffonda in tutte le fasce d’età e a tutti i livelli e diventi un sano stile di vita? Quale opportunità per far crescere lo sport nel mondo delle Scuola, partendo dall’obbligo dell’educazione fisica fin dalla scuola primaria, ma dando un valore culturale ad una attività fisica che, attualmente, nelle aule, è considerata poco più che una perdita di tempo? E quale momento ideale, da parte di tutte le istituzioni, FIDAL compresa, ci sarà per diffondere l’immagine di uno sportivo, non più “colpevole”, ma persona che attraverso il proprio stile di vita, vive più sano e felice. Noi podisti iniziamo facendo la nostra parte, il tempo ci dirà se da questo tempo di crisi (spesso accade) potremo trarne giovamento.