5a TREVISO MARATHON
Denis Laurenti
Dedicata a mia moglie
La mia maratona di Treviso è stata un sogno fino al 25°km, un incubo dal 33° in poi, dove ho osservato attentamente il sole bruciare le pelli ancora bianche di persone a dir poco affaticate.
Ecco la mia gara:
La notte non è molto tranquilla, sebbene il numero delle mie maratone (6) cominci a crescere, ogni volta che si avvicina il momento di correre una 42Km una certa agitazione mi pervade.
Mi alzo prima della sveglia e dopo un’accurata colazione, controllo il contenuto della borsa… c’è tutto!!!
Attendo Snuciti (Davide Ferrari) perennemente in ritardo (solo 10 minuti).
Insieme a Smerdin (Gianluca Marcati) e Mec (Michele Veronese) raggiungiamo Prato Fiera per salire sui rispettivi pullman.
A Vittorio Veneto fa ancora freddo ed il vento che scende dalle montagne vicine si fa sentire fin quasi all’ora della partenza.
Come un rito, i primi che incontro sono gli amici di Adria Tex (Andrea Biasioli) e Rece (Paolo Franzoso) con le rispettive
Accompagnatrici… scattiamo insieme alcune foto.
La partenza della gara è preceduta dal passaggio di un biplano “d’epoca” che traccia un tricolore con i fumogeni.
L’orario dello start è rispettato perfettamente ed i palloncini rossi dei pacer delle 3:30′ sono lì davanti a noi.
Smerdin parte a razzo con i palloncini delle 3:15 io e Mec con i 3:30, mentre Snu, Tex e Rece nella gabbia delle 4 ore optano per un ritmo più tranquillo.
Decido fin da subito visto il sole di fermarmi a tutti i ristori.
Con Mec rimango appaiato e costante sui 5 minuti al km fino al decimo km alle porte di Conegliano passando in “50’09? .
Sono soddisfatto e mi sento bene.
Accolgo con soddisfazione gli applausi e gli incitamenti del pubblico che affolla il centro della città, dove per almeno 5-7 km si corre tra il pubblico.
Difficile trovare un’altra maratona così!!!
A Susegana una leggera discesa mi fa aumentare impercettibilmente l’andatura, passiamo alla mezza in “1:44’02?, gambe e fiato ci sono, ci sentiamo bene ma non vogliamo approfittarne troppo presto.
Prima della rotonda dove i tre percorsi si congiungono ci viene consegnato un cappellino (bianco, per chi partiva da Vittorio rici è davvero emozionante.
Il tifo è indiavolato, anche per chi come noi non è nelle prime file, certamente un valido aiuto per limitare gli effetti del caldo che aumenta e delle crisi che iniziano a colpire i podisti…
Questo è un ricordo che rimarrà impresso nella mia memoria per molto tempo, un muro di gente ai lati della strada che incita gli atleti, un grazie quindi ai trevigiani per l’incoraggiamento ed il calore che hanno dimostrato!!!
Intanto l’anziana signora, che ormai incontro ovunque corro “mi raggiunge”, l’avevo superata appena fuori Conegliano, al 18esimo.
Da qui inizia il famoso rettilineo che porta a Treviso, ed ahimè già al 27° km avverto la prima crisi, quindi il via alla prima cartuccia di carbogel.
Al 30° km decido di fermarmi per qualche secondo, in modo da prendere fiato, oltre che all’acqua.
Il tempo è 2:30’55?, fino ad allora perfettamente in linea con il passo dei pacer delle 3:30 che però inesorabilmente mi superano.
Fortemente demotivato riprendo a correre fino al 33°, ma dopo aver raggiunto Mec, improvvisamente oltre alla fatica mi prende anche un dolore intenso all’alluce del piede sinistro: di punto in bianco, ad ogni appoggio del piede a terra sento una fitta e non capisco se è il caso di fermarmi o di continuare, sperando che passi, intanto il mio compagno saggiamente mi lascia !!!
Penso rapidamente a cosa posso fare: provo a rallentare, ma continuo a sentire dolore; provo ad accelerare, ancora peggio, provo quindi a camminare per un centinaio di metri, il dolore sembra scomparso, ma se riprendendo a correre lo sento di nuovo, ogni volta che appoggio il piede a terra sento una strana fitta.
Cammino, poi riprovo a correre, ma il dolore è sempre lì, non aumenta ma non diminuisce, e l’unica andatura per non sentirlo è il passo svelto…
Ogni tanto accenno un tratto di corsa, ma non riesco mai a superare il km di distanza continua senza dovermi fermare per timore di farmi male sul serio.
Al ristoro del 35° km sono costretto ad una fermata prolungata per far riposare il piede ed anche le gambe.
Guardando il pullman dei ritirati, penso che i miei propositi bellicosi sono ormai svaniti; la scarsa preparazione con cui ho affrontato Treviso si fa sentire, le gambe sono di marmo…e…devo centellinare le forze rimaste per non essere costretto a fermarmi, e dico cosa saranno mai sette km all’arrivo…decido quindi di proseguire, trascinandomi come Gesù al suo 35° giorno nel deserto, da qui iniziano i pensieri negativi e distruttivi.
Ho pensato che forse il Bob (Cristiano Curri) non aveva poi tutti i torti quando diceva di stare a casa, era duro ammetterlo ma aveva ragione lui! L’esaltazione iniziale aveva ormai lasciato spazio al nervosismo ed al pessimismo.
Prometto a me stesso che questa sarebbe stata l’ultima volta che avrei affrontato una maratona senza la dovuta preparazione, ammettendo che non si può arrivare alla soglia della disperazione solo per ottenere un best personal, e che non è giusto che esista la fame nel mondo, e che le tasse che gli italiani devono pagare sono troppe e che a Napoli ci siano i rifiuti !
Insomma, in quel momento persino lo zucchero era amaro…!
Fortunatamente pensieri più positivi riescono addirittura a farmi correre per una decina di minuti di seguito che mi permettono di entrare finalmente nel centro storico di Treviso, gli ultimi 2 km per le mie gambe ormai al lumicino, sono un calvario e lo striscione d’arrivo una liberazione, ma ormai ci sono.
Ogni tanto sento i fischietti dei pacer delle 3.45 alle spalle.
Non si puo’ mollare adesso!!!
Ultimi cinquecento metri, cerco un ritmo sostenibile che mi permetta di arrivare spremuto ma senza camminare.
Ancora 200 metri prima di affrontare l’ultima curva che immette nel rettilineo del traguardo, stringo i denti e guadagno persino alcune posizioni superando perlopiù atleti che camminano,
Sono vicino al tappeto rosso del tanto ambito arrivo, vedo improvvisamente sul lato sinistro una ragazza con due occhioni verdi,, che spicca in volo tra la gente, mentre mi scatta una foto. Quasi non ci credo, mi sembra di sognare ed urlo a gran voce: “Ma è mia moglieeeeeeeee !!!! E’ venuta a vedermiii” e lì giù con le prime lacrimuccie; “emozionante”, sono già appagato…, il Best Personal in quel momento aveva perso il suo significato!
La forte emozione mi carica e mi prende per mano affinché non mi lasci andare e mentre mi accompagna a tagliare il traguardo dopo aver negli ultimi metri superato i palloncini delle 3:45, mi dice che non devo piangere ma solo sorridere ed essere felice…
Dopo aver infilato al collo la bellissima medaglia, volo da lei ad abbracciarla asciugandomi le lacrime e soprattutto pensando a come è bello avere qualcuno che ti aspetta !!!
Solidali, insieme da dietro le transenne aspettiamo ansiosi i nostri amici : Leonardo con 3:52:26, Rece con 3:54:03, Ugo con 3:54:38, Tex con 3:57:44 e Snuciti con 3:57:44 .
Smerdin partito molto veloce conclude con un buon 3:35:12, mentre Mec che mi aveva accompagnato sino al 33° km ottiene un real time di 3:39:20…Tutti bravi davvero!!!
In quanto al mio tempo mi soddisfa alla grande perché so che con pochi km di allenamento nelle gambe non si possono fare miracoli e il “3:44:27 finale”, considerando il caldo improvviso non è male.
Sono felice soprattutto per aver acquisito la consapevolezza che il mio obiettivo di scendere per la prossima maratona (New York 2008) sotto la barriera dei 3.30 è alla mia portata a patto di riuscire a prepararmi un po’ meglio nei prossimi mesi.
Nel corso delle gare molte persone hanno imparato a conoscersi, a riconoscersi, in gara e fuori e si è creato un gruppo divertente.
Come spesso dico un corridore ha un solo muscolo da ascoltare: il cuore, il cuore come muscolo ed il cuore come passione e sentimenti buoni, che fanno bene alla vita.
Ho conosciuto persone fantastiche con momenti indimenticabili.
Un grazie a tutti. Veneto; rosso e verde, per chi partiva rispettivamente da Ponte di Piave e da Vidor).
Il colpo d’occhio sul Ponte della Priula tra due ali di alpini, un tricolore umano che attraversa il Piave con alcuni aerei sto