DIARIO DI UNA RUNNER IN CATTIVITA’
Lorella De Bei
Sono le 7:00. Mi preparo, frugale colazione e apro la porta… guardo il mio cortiletto con la mestizia di una farfalla cui hanno tarpato le ali, e penso a come farò a far saltar fuori una decina di chilometri di corsa… Intanto si parte, mi dico, il resto verrà da sé. L’inizio è sempre un po’ forzato, la mente, indolente, tarda a trovare quell’ebbrezza di un’apertura d’ali, e le gambe schioccano neghittose, mentre stiracchio le braccia sbadigliando nella frescura che punge insopportabile. …. Frescura insopportabile?! A metà Aprile! E in un flash-back che sembra affiorare da un’epoca remota, rivedo la mattina dello scorso Capodanno quando ci siamo trovati in tanti sull’argine ricoperto di brina mentre un timido sole stentava tra drappi di nebbia gelata. Abbiamo corso tutti assieme senza briglie e senza confini e poi alzato i bicchieri attorno a un lauto ristoro. Di riflesso, rimbalzo in una Zurigo rannicchiata sotto una fitta coperta di neve, a 10 gradi sotto zero, mentre lo speaker inoltra contemporaneamente gli auguri del nuovo anno e il via alla mezzamaratona. Richiamata dal Garmin mi sorprendo d’aver già fatto due chilometri e nel vialettino del cortile posso osare ripetute da cinque secondi! Poi svolto a destra per girare un paio di volte attorno all’auto, lasciata fuori per sfruttare anche i cinque metri del garage. Quindi torno indietro fino al cancello e svolto a sinistra per curvare attorno al carpino,… e d’improvviso mi trovo nella placida campagna parmense tra profumi e rumori di quotidianità agreste, stringendo i denti per i crampi. I piedi avanzano più determinati e mentre affondano nell’erba pregna d’acqua, cercando di evitare gli spruzzi irriganti del prato, sono a Firenze sotto una pioggia di oltre quattro ore, per poi piombare, passando sottoscala, dispersa in pineta a Porto Viro, in una notte sferzata da un uragano che solo dei pazzi incoscienti potevano sfidare. Inforco le scale e salgo arrancando per raggiungere il monte Rua, poi lascio i Colli Euganei e scivolo sulle dolci colline del villaggio di Chipstead, a sud di Londra, tra signorili cottages ricoperti di edere. In parallelo al vialetto si susseguono alcune piante profumate di limoni in fiore e mentre li affianco respiro il Barocco siciliano di una Scicli assolata e avvinta da una perpetua carezza di vento. Anche sul ponte di Normandye che mi porterà a Le Havre, soffia una leggera brezza, ed io sto volando sulla Senna che di lì a poco spirerà nella Manica. Continuando l’alacre marcia sul mio tratturo, scorgo alcuni passanti provenienti da ben oltre le canoniche distanze da rispettare, mentre il mio vicino, gravemente recidivo, si accinge al terzo giro della mattinata… Ma che me ne importa, io sto percorrendo il Ponte della Libertà con i brividi lungo la schiena mentre guardo La Signora dell’Acqua venirmi incontro in un abbraccio solenne! Sento aprire le finestre di casa, i miei uomini si sono alzati, ma ora non posso preparare loro il caffè perché sono immersa nella magia di una sera d’estate a rincorrere il profilo sinuoso della Sacca, mentre il cielo risciacqua gli ultimi rossori nel mare; chissà in quanti siamo, non finisco più di contare! E le nostre lucine sul petto o in testa sfarfallano nei boschi avezzi di antichi silenzi… Passo sotto le scale e nel buio in fondo al garage scovo il fascino misterioso tra i Sestrieri e le calli di una Venezia notturna, con la luna che ammicca tra i tetti dei palazzi. La luce del sole si riflette sul ristagno d’acqua vicino al cancello, addensandosi accecante sul lago di Resia dal quale emerge l’antico campanile di Curon, meglio togliere lo smanicato perché sto iniziando a sudare…Guardo l’orologio incredula, non ci posso credere, ho già superato i dieci chilometri! E devo ancora raggiungere i Fori Imperiali a Roma di un 31 Dicembre che sapora di Maggio… Rifarmi un selfie ai piedi delle Cime di Lavaredo prima di ripartire per Auronzo in un Agosto che sembra Gennaio… Calcare tra le vie medievali di Ferrara… Inebriarmi d’arte bizantina a Ravenna… Ma adesso meglio che mi fermi e mi dedichi alle mie mansioni domestiche, perciò da via San Basilio svolto in via Roma sfoderando il mio sorriso migliore per una bella foto mentre varco l’arrivo nel mio paese. Il viaggio è ancora lungo da raccontare, domani voglio alzarmi prima così farò in tempo a rifare anche la tratta Porto Viro-Boccasette, o la Porto Tolle-Barricata con le mie amiche. Intanto stendo il bucato sul filo, così faccio un salto nel variopinto ed estroso quartiere Spaccanapoli, continuando a godere di questa emozione nuova e sconosciuta.