MARATONA DI FIRENZE … COME PIOVEVA!
Lorella De Bei
Il treno fende il paesaggio che tramuta veloce dal finestrino, da paesi a città, periferie, campagne e colline fino a sparire nelle gallerie che attraversano gli Appennini. L’ansia accumulata da mesi sembra aver lasciato spazio a un velo di rassegnazione, “ inutile piansre prima dla bastonà” mi dico e affondo nel mio libro, convinta a voler vivere momento per momento, senza pensare a quello successivo. Paolo invece, solerte e preparato, ricontrolla e sfoglia le fotocopie di biglietti e prenotazioni e il suo programma di visite ai Grandi dell’Arte rinascimentale. Un paio d’ore e siamo già nel capoluogo toscano. Piove, e mentre trasciniamo i trolley sugli stretti e gremiti marciapiedi, veniamo sorpresi da un forte acquazzone che ci costringe a riparare… per la pioggia in un porton…Quando arriviamo al nostro hotel ci facciamo largo tra cameramen, giornalisti e carabinieri che insediano la hall e la strada adiacente, quindi , sotto indicazioni, lasciamo i bagagli nel deposito e ce ne andiamo un po in giro…Mentre ci selfiamo nel cuore di Firenze, ci giunge la notizia di una ragazza strangolata dal marito qualche ora prima, nel nostro hotel…Erano in viaggio di nozze. Ed è la vigilia della giornata contro la violenza sulle donne…
Trottiamo tra le botteghe e i palazzi medicei seguendo, sul Lungarno , certi tipi sospetti dall’aria familiare, tipo “matti felici”; andatura sciolta e abbigliamento sportivo, di sicuro diretti alla Leopolda per il ritiro pettorali. Ci sono anche i cugini portotollesi Alberto e Irene qui in mezzo, ma è impossibile trovarci nella massa! Ci è più semplice qualche ora dopo, seduti tutti insieme a tavola con le famiglie e amici davanti a una fiorentina! La pioggia cade incessantemente tutta la notte e alle 6:30 mi raduno con Alberto e Irene per la colazione, insieme a tanti altri nostri simili ; sguardi tirati e poche ore di sonno, ognuno in ritiro nella propria solitudine. Sacca sulle spalle, pettorali appuntati e un vistoso segno rosso sul viso: oggi si corre per ricordare tutte le vittime di femminicidio , tra di loro da oggi c’è anche Qiariying Liu.
Piove. Ci avviamo spediti verso S.Maria Novella e nel buio che inizia a diluire provo a sdrammatizzare con qualche battuta, ma niente, mani in tasca e testa china, Alberto non alza una piega dalla fronte, meglio non scuotere il bozzolo della sua concentrazione. Ci provo con Irene ma “an ghe modo “. Io invece ho bisogno di aprire le finestre e scrollare fuori la tensione, butto loro addosso un abbraccio e qualche pacca e so che ci farà bene… Sta per partire la 35’ maratona di Firenze e ancora non me ne rendo conto, non l’ho preparata per niente, solo un paio di mediolunghi l’estate scorsa e una scorpacciata disordinata di chilometri; ma ormai ci sono, sono l’unica portabandiera del mio gruppo e non mollerò, voglio portarmi a casa la mia medaglia! Si parte, e inizia la gita nella culla del Rinascimento, dove la Storia dell’Arte affonda le sue radici. Ed è un’alluvione di gambe di teste e maglie colorate che impressiona, mentre tracima nelle vie trascinando ovunque i novemila partecipanti. Ho davanti quarantadue chilometri e poca fiducia in me stessa, perciò provo a giocare d’astuzia con la mia mente fissando come obbiettivo ogni prossimo ristoro, scalando solo i chilometri che separano l’uno dall’altro. Al primo punto spugnaggio gli addetti ci offrono le spugne inzuppate, un attimo di silenzio e scoppia una risata corale. ..Guarda che acqua viene giù ! Negli altri punti cambieranno formula: spugne asciutte!, annunceranno. Ci allarghiamo verso la periferia, sfiorando il giardino della Gherardesca, e sono sorpresa e felice per tutta la gente che sotto gli ombrelli continua ad assiepare le transenne incitando, incoraggiando, offrendo mani. Entriamo nel parco delle Cascine e lungo i viali alberati folate d’aria scuotono le fronde che ci scrollano addosso altri goccioloni. Mi torna in mente una vecchia canzone intonata spesso da mio padre…”Come pioveva, come pioveva” inizio a cantare; quello al mio fianco, qualche anno piu di me, mi da un’occhiata e mi fa eco, e una frase a turno imbastiamo un breve intermezzo. Irene mi sgrana gli occhi addosso : “Ma c’sa sio drio cantare, ch’roba ela? No no cari, mi a so ben luntan !” Io rido, infatti questa è preistoria per lei. Intanto senza volere si arriva a un altro ristoro, altra sosta e via di nuovo. Meno 5..meno 4… Il cartello del 13’ km porta la dedica a Davide Astori, in ricordo del capitano della Fiorentina deceduto lo scorso Marzo e mi spiego così le maglie viola appena sfilate davanti riportanti il numero 13 e il nome dello sfortunato calciatore.
Ponte della Vittoria, Lungarno e Ponte Vecchio, ponte delle Grazie, ponte San Niccolò, di nuovo Lungarno e siamo arrivati a metà strada, mentre numerosi gruppi musicali di ogni genere continuano piacevolmente a intrattenerci lungo il percorso. Ad un certo punto torna quel morso alla gamba destra, appena accennato verso il 15’ km, che ora mi azzanna a intermittenza i muscoli salendo e scendendo per la gamba, quindi rallento il passo, sino a quando il dolore si calma. Non so che ora sia, il mio Garmin è già da un po che è andato in tilt e ho perso la cognizione del tempo, provo a chiedere a qualche spettatore , ma ora che realizzi, che si scopra il polso e guardi l’orologio, io sono già oltre e la sua voce mi giunge confusa e lontana. Sicuramente non riuscirò ad eguagliare il tempo dell’anno scorso a Venezia, ho la netta sensazione di essere in ritardo, non ho ancora visto un palloncino da pacer, neanche quelli delle cinque ore non ho ancora incontrato. Ma non me ne preoccupo, sono serena, non ho affanno e sto bene e sento d’avere ancora molta autonomia in corpo. I piedi continuano a battere sul lastricato nero e irregolare, schivando pozzanghere, centrandone altre , vagando ancora per il centro storico, tra i respiri di Caravaggio, Michelangelo, Dante, Giotto e tanti altri …Supero con disinvoltura il temuto 30’km, solita sosta al ristoro contemplando cosa mangiare di buono e poi si entra gloriosamente nello stadio dell’Atletica Ridolfi ; appena dopo l’uscita , le potenti voci calde e profonde di un coro gospel ricordano che oggi ricorre il centenario dalla nascita di Nelson Mandela…d’istinto mi verrebbe da sedermi davanti e ascoltare rapita…La pioggia, più sottile, sta perdendo forza ma non smette. Meno tre…meno due…meno 1.., e mi mangio anche il 35’km. Castelvecchio, piazza della Signoria, e mentre si profila il 40’, sorpasso alcuni pacer con i palloncini delle quattro ore e trenta che di sicuro avranno ceduto rimanendo indietro. Non si è ancora spezzato il cordone di incoraggiamenti, guardo le persone gesticolare animatamente, strette sotto gli ombrelli o stipate sotto ai portici e mi verrebbe da urlare loro che li amo tutti ! Le gambe vanno, sono carica e tranquilla allo stesso tempo, sono una maratoneta, mi dico, entusiasta . La cupola del Brunelleschi domina dal cielo plumbeo mentre piazza del Duomo mi sta accogliendo nel suo antico abbraccio e io mi sento coriacea, ormai padrona delle mie emozioni e in balia a uno sfrontato sorriso!… E poi un urlo tra la folla “Loliii Loliii !”…E’ un semplice nomignolo, ma è quello usato tra le mie mura domestiche e che mi spara il magone in gola frantumando in un secondo tutta la mia spavalderia…Poi scorgo l’orario sotto l’arco d’arrivo e mi rendo conto che non solo non sono in ritardo, ma addirittura un quarto d’ora d’anticipo ! Mi mettono la medaglia al collo e inizio a singhiozzare senza ritegno.
Sotto l’acqua calda della doccia della piscina dell’hotel, ritrovo finalmente un piacere bramato per ore, mescolato a una gioia allargata perché anche i miei cugini hanno fatto il loro personal best ! Mi bruciano le escoriazioni che sono praticamente i segni scarnificati di top canotta e slip, ma li soffoco sotto un canto liberatorio incurante di chi, fuori, mi sta sentendo….Come pioveva!…come piangeva !….