MEDIO MARATON DI VALENCIA: COME SI ONORA UN REGALO DI NATALE …
di Angelo Motta
Era il lontano 25/12/2017 e mia sorella Morena sotto l’albero mi ha fatto trovare il pettorale del Medio Maraton di Valencia 201. In 10 mesi di tempo non ho trovato nessuno che partisse con me e quindi, anche stavolta, mi sono fatto la corsa ed il viaggio in solitaria. Ma pazienza, ormai io e Valencia abbiamo un legame privato e viscerale del quale siamo gelosi.
Peccato per il tempo, freddino per gli standard; alle 8 esco di casa per andare alle griglie di partenza. Temperatura da circolo polare artico, mancava Babbo Natale con le renne. Arrivo, con maglia termica e scaldacollo in zona partenza e trovo il finimondo. Provate a pensare la vastità di 15.500 persone che corrono avanti e indietro per fare riscaldamento, da tutte le parti. É come se l’intera città di Porto Viro, frazioni comprese, fosse scesa in piazza contemporaneamente, anche neonati e anziani, e ne mancherebbero comunque ancora mille! Comincio anche io a corricchiare per non ghiacciarmi e mi affianco a dei ragazzi che fanno una “solida sessione di Drills”, come quella del giovedì da Giacomino (Delta Run Store). Segue qualche allungo, tre come i soliti pre-gara che faccio con Luca, perché si sa, sono scaramantico. E via verso le griglie di partenza. Anche quest’anno sbaglio e vado in quella verde, poi la tipa mi urla: “LA TIENES NARANJAAAAAA” … e mi ricordo di essere daltonico e che devo leggere i numeri invece di guardare i colori.
Anche stavolta noi italiani siamo la prima nazione estera con oltre mille partecipanti. Mi giro di qua e di la in attesa dello start augurando il “buona corsa” a tutti quelli che vedo col tricolore sul pettorale. Poi all’improvviso, altoparlante a manetta, GREEN DAY, colpo di arma da fuoco e VIA, si parte!
Il percorso é un po’ diverso, quest’anno, temevo fosse meno bello, ma mi sbagliavo. Il primo km passiamo attraverso delle tribune con molta gente che ci acclama, e subito dopo attraversiamo la città delle Arti e della Scienza. Questo passaggio di solito avviene solo con la Maratona di dicembre, ma oggi ci andiamo anche noi, e questa cosa mi entusiasma parecchio!
“NI UN KM SIN ÁNIMO” é uno degli slogan della gara, ed é proprio così, anzi dovrebbe essere addirittura “nemmeno 500 metri senza animo” perché é pieno di gruppetti che ballano, suonano e gridano per incitarci. Io intanto mi scelgo un poveretto che (a sua insaputa) mi faccia da lepre e lo seguo, andando leggermente più veloce di quello che vorrei. !CORRE POR TU RÉCORD” é l’altro slogan della gara, ed io voglio farlo, quindi nella mia testa iniziano i calcoli matematici del ragionier Motta per riuscirci. Arriviamo quasi a metà gara, e mi sento bene, le gambe tengono, il respiro c’è, la lepre in parte anche. Nel frattempo continua, incessante il “ANIMO ANHELO” dei Valenciani che leggono il mio nome sul pettorale o sulla maglia: il migliore é stato il britannico che ha urlato “COME ON EINCIELOOO”, sarei tornato indietro ad abbracciarlo. Al km 15 all’improvviso la mia lepre esplode, detona, mi giro per dirgli “VAMOS JUNTOS”, ma credo mi mandi a ramengo … Allora rimango da solo con la mia testa in mezzo ad un fiume di persone e corro, “CORRO COMO NUNCA”, lo slogan dell’anno scorso che mi sono tatuato sulla gamba. Aspetto il momento in cui cederò, anzi “mi decomporrò con dignità” come mi piace dire, ma non arriva. Sono felice, prendo la bottiglietta d’acqua al ristoro del 18mo km poi la lancio nel bidone da lontano, faccio canestro come nell’NBA e alzo le braccia e scoppiano tutti a ridere! Ormai manca davvero poco, vedo sull’orologio una cosa che mai avrei immaginato di vedere e mi commuovo, per tutti gli “animo anhelo”, per mia sorella che mi ha regalato quest’avventura e per tutti quelli che ieri mi hanno fatto sentire il loro sostegno.
Ripassiamo sotto la città delle Arti e della Scienza e si sente il boato, un ruggito costante e incessante di persone coi tamburi. Credo che nel mio subconscio il tamburo scateni qualcosa di primordiale, perché quando sento il tamburo ritmare il passo, una forza sconosciuta mi spinge il culo in avanti e accelero. Ormai é fatta, vedo il traguardo ed i 1.528.271 archi gonfiabili, l’ultimo sforzo e vado! Ce l’ho fatta!
É una cosa strana arrivare, fare il record e non avere l’amico o il compagno di squadra da abbracciare. Ma non é brutto se succede qui, perché a Valencia hai una città intera che ti abbraccia quando arrivi. foto, medaglia, borsa, Powerade, sportina di arance e a casa! Purtroppo é finita!
Con questo non voglio tirarmela eh, sennò il Tancio mi tira le orecchie, mi piace solo condividere le emozioni perché so che c’è qualcuno che apprezza. Io sono mooooooolto contento del risultato, ma non bisogna dimenticarsi che davanti a me ci sono 811 persone di cui 42 Italiani. Ma quando corri, mica lo fai per battere gli altri, tranne quando c’è qualcuno che ti sta sul cazzo diciamoci la verità. Si corre per battere se stessi, in fondo io ero il ragazzo che alle medie e superiori nessuno voleva in squadra ad educazione fisica! Oggi ho corso per il mio record (1h 23’,45”, n.d.r.) ed ho battuto il MIO record, e questo mi basta eccome. Era l’ultimo di una serie di obiettivi idioti da realizzare tutti insieme nel 2018! Ora si scherza e si gioca, poi da inizio 2019 testa sulle spalle che si fa sul serio, si prepara la Regina delle gare, la Maratona.
VAMOSSSS!